Ma può El Nino dal Pacifico influire sulla nostra estate? 

di Giorgio Minetti
(pubblicato il 9 luglio 1997 su TuttoScienze)

I climatologi annunciano un'estate molto calda, con conseguenti situazioni meteorologiche come alluvioni, allagamenti e anche siccità con temperature molto elevate. 

Come causa indiretta di tutto questo si è parlato di "El Niño", fenomeno ricorrente che si manifesta lungo le coste Pacifiche del Sud America. Di che si tratta? 

"El Niño" è un riscaldamento anomalo delle acque oceaniche che provoca modifiche strutturali al flusso regolare e quasi costante delle correnti fredde di Humboldt o del Perù. Circa la genesi di questo riscaldamento, studi approfonditi di scienziati americani e inglesi fanno ritenere che l'innesco saltuario sia favorito dall'attività vulcanica sottomarina. 

I pescatori peruviani, che per primi intorno al XVII secolo scoprirono questa corrente, la chiamarano "El Niño", denominazione che deriva da Bambino, intendendo il Bambino Gesù poiché questo fenomeno irregolare ha inizio intorno a Natale. E' una corrente che si origina nell'Oceano Pacifico fra la Papuasia Nuova Guinea e la Micronesia e scorre fino alle coste del Perù, attraversando tutto l'Oceano. La sua frequenza e' ad intervalli di 3-8 anni, specie quando il mare a Nord della Nuova Guinea raggiunge temperature superiori a 30°C. 

In termini generali, è noto che le correnti marine o oceaniche sono flussi o movimenti di masse d'acqua che si spostano orizzontalmente con moto regolare e quasi costante. Questi trasferimenti sono principalmente dovuti alla diversa densità delle acque, alla salsedine, alla loro differente temperatura, alla spinta dovuta all'attrito delle correnti atmosferiche sulle acque e all'effetto dinamico della rotazione terrestre. Le correnti marine equatoriali, relativamente più calde e salate, risalgono verso le latitudini più fredde come la Corrente del Golfo mentre quelle antartiche più fredde e pressoché dolci, scendono dalle latitudini più alte verso l'equatore come la corrente del Perù. In realtà la pesca delle acciughe al largo delle coste del Perù dipende molto dalla risalita verso le coste delle acque fredde e profonde, apportatrici in superficie del plancton, elemento base nutritivo. Quando ciò non succede si hanno indubbie ripercussioni sulle abitudini alimentari dei pesci, compromettendo in parte l'industria ittica nel Perù. 

Per avere una conferma del fenomeno è sufficiente raffrontare le statistiche di questo secolo dove lo scarso regime di pescosità peruviano coincide con la presenza del "Niño" nell'Oceano Pacifico e le estati più calde verificatesi sulla Terra negli anni 1909 - 1983 - 1987 - 1988 - 1990. 

Ora, per spegnere insensati allarmismi, ciò che potrà accadere nelle zone del Pacifico interesserà marginalmente le nostre regioni sia per distanze geografiche che per conformazione geomorfologica. E' indubbio però che "El Niño", come ha dimostrato nel passato, partecipa in parte attivamente al processo di riscaldamento globale del nostro pianeta con mutamenti delle caratteristiche fisiche e dinamiche delle masse d'aria e variazioni dei venti, delle piogge e della siccità. 

L'atmosfera terrestre è un sistema interattivo. Le masse d'aria e le condizioni atmosferiche di una zona non possono essere considerate come entità a sé stanti, poiché modificandone una parte viene modificato il tutto. Le oscillazioni climatiche possono essere causate dagli eventi atmosferici di altre regioni, e viceversa. Potremo quindi attenderci anche noi sul nostro continente temperature elevate ma non tali da provocare come nel passato siccità in Australia e riduzione della circolazione monsonica nel Sud-Est asiatico. 



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Ultimo aggiornamento: 27/02/16